Fotografie di Tommaso Protti

Terra Vermelha è il frutto di dieci anni di lavoro sull’Amazzonia brasiliana, dove deforestazione e violenza avanzano insieme. Il crimine organizzato devasta la foresta con accaparramento di terre, disboscamento e miniere d’oro, minacciando e uccidendo chi la difende Alberi cadono a ritmi record per carne, soia e legname; città nate da economie estrattive sono tra le più violente al mondo. Dietro il verde si estende una frontiera segnata da corruzione e sfruttamento.
Le immagini di Tommaso Protti propongono un ritratto alternativo di un’Amazzonia senza romanticismo, palco di una distonia umana.

Un albero abbattuto in un cimitero lungo la BR-163, vicino a Novo Progresso, nello stato del Pará. L’area attorno all’autostrada registra tra i più alti tassi di deforestazione in Brasile, spinta da miniere d’oro, allevamento e coltivazioni di soia. Corridoio chiave per le merci, la BR-163 è anche sinonimo di illegalità, disboscamento, estrazioni abusive e incendi che ogni anno colpiscono le comunità indigene locali.
Indigeni Kayapó Mekragnotire bloccano la BR-163 vicino a Novo Progresso, nello stato del Pará, per chiedere protezione dal COVID-19, il prolungamento dei risarcimenti per lavori stradali vicini alle loro terre e la consultazione su una ferrovia proposta per il trasporto di soia e mais.
Mucche vengono lavate prima della macellazione al mattatoio Sita di Uruará. Nelli stati amazzonici del Brasile, la maggior parte delle aree deforestate diventa pascolo. Con prezzi globali in calo, la carne bovina in Brasile mantiene valori stabili ed è considerata un investimento sicuro, anche da bande criminali che allevano bestiame su terre occupate illegalmente per simulare attività agricola e poi venderle nel mercato nero. Il Brasile è il maggior esportatore mondiale di carne bovina, con Hong Kong, Cina e Russia tra i principali acquirenti.
Un membro della banda criminale Família do Norte (FDN), figura di spicco a Manaus, posa con la sua arma alla periferia della città. Considerata una delle gang più potenti dell’Amazzonia, controlla spaccio, rotte del narcotraffico e carceri. Nata nel 2006 per fermare l’avanzata di gruppi del sud del Brasile, oggi il crimine organizzato opera in oltre un terzo delle città amazzoniche, rafforzando il legame tra perdita di foreste e controllo del territorio.
Un giovane giace morto per strada in un quartiere povero di Manaus, mentre familiari, vicini e polizia attendono l’arrivo delle autorità per rimuovere il corpo. La vittima è stata colpita alla testa davanti alla propria casa; secondo residenti e agenti, l’omicidio sarebbe legato a debiti di droga non pagati. Manaus è oggi una delle città più violente del Brasile, con la maggior parte degli omicidi connessi al narcotraffico. Situata vicino a Colombia e Perù, principali produttori di cocaina, la città è un nodo strategico nelle rotte di traffico nazionali e internazionali, e negli ultimi dieci anni ha visto prosperare anche un redditizio mercato locale.
Legname illegale sequestrato nella Foresta Nazionale di Jamari, nello stato di Rondônia, costantemente presa di mira dai taglialegna. Una volta estratto, il legno viene portato in segherie irregolari della zona e, con documenti falsificati, inviato verso il sud industrializzato del Brasile o esportato in Europa, Cina e Stati Uniti.
Membri della guardia forestale Guajajara pattugliano la riserva indigena di Araribóia, nello stato del Maranhão, e picchiano un altro indigeno sospettato di collaborare con taglialegna illegali. Ogni mese il gruppo effettua pattugliamenti approfonditi nella vasta riserva, distruggendo gli accampamenti e sequestrando attrezzature quando possibile. Talvolta sorprendono i taglialegna sul posto, situazione pericolosa poiché entrambi i gruppi sono armati. Nel Maranhão e in altri stati dell’Amazzonia brasiliana, la grande maggioranza degli omicidi legati a conflitti per la terra o le risorse rimane irrisolta.
Un membro dei Guardiani della Foresta Guajajara pattuglia la riserva indigena Governador, nello stato del Maranhão, alla ricerca di taglialegna illegali.
Bambini Kayapó giocano dietro una cascata nel villaggio indigeno di Kubenkrãnken, nel sud dello stato del Pará. I Kayapó sono entrati in contatto con la società non indigena solo negli anni ’60. Il loro territorio rappresenta una barriera fondamentale contro l’avanzata della deforestazione dal sud.
Un agente delle forze speciali ambientali brasiliane (GEF) si allontana da un pozzo minerario fatto esplodere durante un’operazione in una miniera d’oro illegale, nel cuore della Terra Indígena Yanomami. Le unità del GEF smantellano accampamenti e attrezzature per interrompere le attività e contenere l’espansione del garimpo. Nonostante gli sforzi, i minatori tornano rapidamente, spinti dagli alti profitti dell’estrazione dell’oro.
Miniera d’oro illegale nello stato del Pará.
Garimpeiros ubriachi in un bar di Crepurizão, cittadina mineraria nel sud-ovest dello stato del Pará. Il paese è base logistica per i cercatori d’oro, che da qui prendono piccoli aerei verso diversi siti di estrazione illegale nella regione, inclusi territori indigeni e aree di foresta protetta. L’intera economia locale ruota attorno all’oro estratto illegalmente.
Vista della comunità informale di Monte Horebe, a Manaus. Capitale più ricca e popolosa dell’Amazzonia brasiliana, ogni anno la città attira migliaia di migranti in fuga dalla povertà rurale e dalla carenza di servizi pubblici nei centri isolati dell’interno. Con un enorme deficit abitativo, i più poveri finiscono spesso in insediamenti precari alla periferia forestale, aree spesso controllate da gruppi criminali che, senza alcun controllo ambientale, provocano deforestazione e inquinano i fiumi locali.
Maria Vitória Oliveira Carneiro, 10 anni, ha la paralisi cerebrale. Tiene un paio di ali d’angelo nella sua stanza perché sogna di diventare ballerina. Vive nel complesso residenziale “Viver Melhor” di Manaus, inaugurato nel 2014 con fondi del governo federale e oggi il più grande complesso di edilizia popolare del Brasile, con oltre 55 mila abitanti. Situato a più di un’ora dal centro, è scarsamente servito dai trasporti pubblici e dai servizi di emergenza come le ambulanze.
Un uomo trasporta provviste sotto la pioggia nel campo contadino senza terra Hugo Chávez, a Marabá, nello stato del Pará. Membri del Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (MST) hanno occupato la fattoria inutilizzata nel 2014. Il gruppo lotta per la riforma agraria in un Paese dove la proprietà della terra è estremamente concentrata. Nel 2018, il campo Hugo Chávez è stato attaccato da uomini armati.
Una famiglia del Movimento dei Lavoratori Senza Terra (MST) in una casa di fortuna nell’accampamento contadino Eduardo Galeano, vicino a Canaã dos Carajás, nello stato del Pará. Nato nel 2015 su terreni del ranch Nikel Vermelho, l’accampamento ospita oggi oltre 200 famiglie ed è al centro di una disputa tra contadini senza terra e minatori illegali.
Conseguenze di un incidente provocato da un camionista ubriaco, che ha bloccato la Transamazzonica con il suo veicolo. Questa arteria di 4.000 chilometri, costruita negli anni ’70 durante la dittatura militare, doveva collegare le aree più remote dell’Amazzonia al resto del Brasile e favorire la crescita economica. La sua realizzazione ha però lasciato un’eredità di deforestazione, spostamento forzato di popolazioni indigene e degrado ambientale. L’immagine è un potente promemoria degli effetti dello sviluppo in ecosistemi fragili come l’Amazzonia.
Nella valle del Javari, l’area più incontaminata della foresta pluviale, donne Kanamari offrono il caicuma — una bevanda a base di manioca — al cacique Mauro Silva Kanamari durante la cerimonia Hai Hai nel villaggio di São Luís. Contattati solo nella prima metà del XX secolo, i Kanamari hanno saputo mantenere una straordinaria resistenza alle influenze esterne e alle persecuzioni, preservando lingua, rituali e cultura materiale, immateriale e spirituale. La regione ospita la più grande concentrazione di popolazioni indigene al mondo, incluse tribù incontattate, ma è oggi minacciata da disboscamento, attività minerarie e traffici di droga.
Una bambina gioca tra le sculture di due giaguari nel Parque Rio Branco, parco giochi di Boa Vista con opere raffiguranti animali della foresta amazzonica. Inaugurato nel 2020 sotto la presidenza di Jair Bolsonaro, il parco è oggi la principale attrazione turistica della capitale di Roraima, stato la cui economia ruota in gran parte attorno all’oro estratto illegalmente dalle terre indigene Yanomami.
Vegetazione distrutta e campi bruciati nella Foresta Nazionale di Jamaxim, una riserva protetta di oltre 1,3 milioni di ettari, tra le più devastate del Brasile.