Fotografie di Francesco Tagliavia
Vorrei essere un animale rappresentativo di tutti i vostri gesti,
un animale che affondasse i denti nelle murate, nelle cinghie,
che mangiasse alberi, bevesse sangue e catrame sulle coperte,
trinciasse vele, remi, cordami e pulegge,
serpente di mare, femminino e mostruoso, che si ciba di crimini!
-Fernando Pessoa
Ramiro è un Cirneco dell’Etna, una razza canina poco conosciuta al di fuori dell’isola natia, la Sicilia. Ha origini antichissime. La sua linea snella e le grandi orecchie triangolari sempre dritte ricordano Anubi, il dio egizio con la testa di cane dal quale probabilmente discende. Ma il dibattito è aperto. Di sicuro, il Cirneco è uno dei cosiddetti “cani primitivi” e tra tutte le razze canine registrate, è ritenuta la più antica del mondo. Questo vuol dire che ha meno gradi di separazione tra i cani selvatici che collaboravano con i primi cacciatori 40 mila anni fa, rispetto a quelli che ha con un moderno cane da divano.
Ramiro è un cluster di energie, un bambino potentissimo, un velocista balistico esplosivo.
Un album dei Rage Against the Machine. Ramiro è anche una ciambella affettuosa, un contorsionista sonnambulo, uno stanatore di ascelle e di ginocchia, pieghe dei gomiti e altri anfratti. Per utilizzare una parola un po’ sputtanata, Ramiro è una “moltitudine”.
Ramiro conosce il morso. Il morso del gioco, quello dello stress, quello della sveglia e anche i morsetti a denti stretti e ravvicinati sulla pelle, quei pizzicotti pungenti che significano “sei un tipo ok, puoi restare”.
Ramiro adora le carcasse. Ciò che per noi umani è una vergognosa forma di degrado urbano, per lui è una leccornia imperdibile. Dopo le prime tre carogne trangugiate in pochi secondi – ricordo ancora l’inquietante rumore di ossa che si spezzano sotto i suoi denti – ho iniziato a sviluppare un certo fiuto per la decomposizione. Con il tempo sono diventato sempre più bravo a prevenirla, cambiando strada o distraendo Ramiro al primo campanello di allarme olfattivo. Durante il periodo in cui Ramiro è stato in stallo da me e Ilaria abbiamo contato: due uccelli, almeno quattro topi, un pezzo di gatto, un numero indefinito di lucertole.
Di fronte a fattori scatenanti ancora poco noti, Ramiro diventa un animale ingestibile. Il vento, le onde e i runner vestiti di colori accesi lo agitano. Ramiro si trasforma in “occhio pazzo”, così lo chiamiamo, per poi tornare normale solo dopo una consistente dose di carezze, tra gli sguardi attoniti dei passanti che spesso mi hanno visto steso al suolo sporco di foglie e terra sussurrare a Ramiro di stare calmo.
Tutto ciò che si vede in queste immagini è una tregua.
La tregua tra un piccione afferrato al volo con un salto, un completo per il letto disintegrato, tra i segni nel braccio e nelle gambe, la maglietta preferita in brandelli, questo è ciò che resta, davanti alla spietata velocità di Ramiro. La fotografia, soprattutto quella in pellicola è troppo lenta per Ramiro. Queste fotografie provano ad essere il racconto di un limite, l’impossibilità di raccontare un cane che naturalmente agisce per i suoi istinti, e che della fotografia, se ne frega.



















