Fotografie di Anna Marzia Soria
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Il quartiere di Bari “Complesso Duca degli Abruzzi “, è nato nel 1909, come cerniera urbana tra il centro e la periferia, è ancora oggi la porta di ingresso verso il centro, popolare e signorile allo stesso tempo, si tratta di immobili eleganti, concepiti in stile liberty e caseggiati in linea, di tipo diverso rispetto ad analoghi edifici dell’epoca, nei quali prevalgono tipologie a blocchi chiusi o semichiusi, abitati da famiglie baresi. Le case popolari appaiono come un quartiere nel quartiere: una specie di matriosca. Un gruppo di case riconoscibili oltre che per la loro colorazione e forma, anche per un particolare ricorrente: la tenda sul balcone che divene una sorta di “protezione” da cui il titolo al progetto. E’ un dialogo con il quotidiano, un prolungamento degli spazi interni alla propria abitazione, un’antropizzazione di finestre-balconi quasi inesistenti che appaiono come un involucro protettivo della famiglia, fino quasi a definire l’identità di questi gruppi abitativi.
Il luogo vissuto, abitato si spoglia della propria funzione pratica e assume un ulteriore, unico significato, una parte attiva nella comunicazione visiva di insieme. Il quartiere dunque, con alcuni elementi come queste tende in plastica o in tessuto diviene simbolo di una narrazione che si protende nello spazio divenendo l’essenza di una comunità “protetta” nella dimensione del privato, dall’esterno, dalle intemperie del tempo meteorologico e da quello concettuale e brutale. Bisogni obbligati e necessità, spazi di vita vissuta che prendono il posto del senso estetico in un viaggio dal sobrio al kitsch, dal minimalismo architettonico al bisogno di appartenenza, alla voglia di rendere personali i propri spazi.
Le tende e la loro “protezione” restano impresse negli occhi di chi guarda fino a diventare un tutt’uno con l’architettura, lasciando immaginare la vita al di là, senza però riuscire a penetrare nel privato, accarezzando la bellezza spontanea dell’uomo nel gesto di coprire per proteggere, creando un ideale di vita estraneo ai tempi veloci e voraci del mostrare e mostrarsi. Eppure la presenza costante delle “tende” in questo quartiere, lascia traccia in chi lo attraversa e si lascia attraversare come se ciascuno sentisse un sussulto, un istinto infantile a nascondersi, a lasciarsi proteggere.