Fotografie di Roberta Nanfitò
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The lives of things – Oggetto quasi è un’autobiografia ai lati o forse una biografia diffusa: scorci di vita di quelle persone che chiamiamo famiglia. La vita segreta degli oggetti, le storie di cui sono muti testimoni, si fanno immagine. Così la fotografia diventa ricongiungimento e raccordo. I ricordi sono episodi, come le stanze fotografate. L’intento è la creazione di un rapporto tra l’architettura fisica della casa e un’architettura metaforica, quella della memoria. La casa, le stanze, i mobili sono le coordinate attorno alle quali si sviluppa la narrazione. Le foto di famiglia, altri oggetti da conservare, lasciano una traccia di quegli spazi e di quelle cose. La traccia è anche la luce stessa che le persone ritratte emanavano. Ancora oggi rimane qualcosa di loro, qualcosa di quello che sono state, in un oggetto che chiamiamo fotografia.

La stanza da letto dei miei nonni, ormai vuota
Brindisi per festeggiare una laurea
Armadio in cantina
Mia madre diciottenne che gioca con la sorella nella loro stanza da letto
Soggiorno dei miei nonni
Foto di gruppo per il compleanno di una delle mie zie
Soggiorno della casa dei miei genitori
Io, mio fratello, i miei cugini nel soggiorno della casa della mia infanzia
Mio fratello nell’ingresso della casa dei miei genitori
Io e mio padre nell’ingresso della casa della mia infanzia
Tavola da pranzo nel soggiorno della casa dei miei genitori
Cena per il trentasettesimo compleanno di mio padre
Io e mio fratello a mare
Mia nonna e suo fratello a mare
Mio padre in cantina
Le mie zie che giocano in terrazza
La stanza da letto dei miei nonni
Mia madre e le mie zie nel giorno della prima comunione
Me nello specchio, nella camera da letto dei miei genitori
La mia bisnonna riflessa nello specchio mentre inquadra la figlia e il genero