Rubrica: Rust
A cura di Roberto Graziano Moro
Fotografie di Roberto Graziano Moro
Testo di Chiara Franchi
Graphic Design Giacomo Dal Ben
Label Flatspot Records
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NO MAN IS AN ISLAND
“Nessun uomo è un’isola” scriveva John Donne nel 1624, concentrando in cinque parole l’essenza della vita e dell’identità umane: siamo esseri fatti di relazioni.
Nessun uomo è un’isola e gli Speed, che su un’isola ci vivono, lo vedono da una prospettiva privilegiata. Lo vedono nelle folle che si radunano in occasione dei loro concerti e che testimoniano il loro contributo a costruire una rete di relazioni – e quindi di vite e di identità – in un posto come l’Australia.
“Abbiamo incontrato così tante persone in tutto il mondo che hanno interpretato l’hardcore come una cultura e l’hanno inserito nel proprio ambiente”, ha dichiarato il chitarrista Clayton Jones in un’intervista rilasciata nel 2024 alla Recording Academy (l’organizzazione che assegna i Grammy). “È qualcosa su cui abbiamo lavorato duramente e volevamo essere i portabandiera dell’hardcore australiano. Perché qui esiste così tanta unicità. Ci sono così tante etichette. Ci sono così tante band fantastiche”.






La musica degli Speed è fedele alla tradizione, ma con un vibe freschissimo. Lo stesso si può dire della loro attitudine. Tutto, intorno agli Speed, è hardcore come dovrebbe essere: schietto e caldo come i rapporti più sinceri, per niente interessato a compiacere e proprio per questo irresistibile.
Qualcuno potrebbe dire che sono facilmente riconoscibili perché ‘sono quelli col flauto’. In realtà, l’inusuale presenza del flauto traverso e il fatto che Jim Siow fino a poco tempo fa insegnasse questo strumento a scuola sono rappresentativi degli Speed per una ragione più profonda del mero esotismo. Come ha ben sintetizzato un loro fan in un tweet ripreso da Crack Magazine, “You know how much sauce you gotta have to look hardcore while holding a flute?”.
Il successo degli Speed non ha solo a che fare con la musica – nemmeno con quella, ottima, contenuta nel loro debut album Only One Mode, uscito nel 2024 per Flatspot e arrivato nella top ten australiana. Ciò che li ha resi un fenomeno internazionale c’entra più con l’atmosfera che trasuda (ed è davvero il caso di dirlo) nei loro live e che si respira nelle loro interviste. È qualcosa che ha a che fare con un modo di essere.






“Non siamo i migliori musicisti possibili, ma una cosa che sentiamo di poter offrire è la nostra autenticità,” ha spiegato Jim Siow, sempre a Crack Magazine. “Man mano che invecchiamo e accumuliamo più esperienza nell’industria musicale, ci rendiamo conto di quanto questa autenticità sia assente. In un momento in cui l’hardcore sta esplodendo più che mai, spero che le persone scoprano gli Speed e comprendano la genuinità che sta al centro di tutto”.
La scoperta di questa genuinità passa per la capacità degli Speed di renderla percepibile, quasi masticabile. Sotto il palco, si diventa tutti parte della Gang Called Speed che dà il titolo al loro primo EP. Una gang che esibisce con lo stesso orgoglio muscoli, tatuaggi e vulnerabilità; per la quale il pogo non è altro che un abbraccio.
Anche nel moshpit, nessun uomo è un’ isola.





Riferimenti
J. Donne, Devotions Upon Emergent Occasions, and severall steps in my Sicknes, 1624
Aussie Hardcore Band Speed Are Carrying The Flag For A Continent, di M.Enos, grammy.com, 10 luglio 2024
Speed: “We will only ever be a hardcore band”, di E.Garland, crackmagazine.net, 10 settembre 2024