Gender Project

Fotografie di Veronique Charlotte

Ho avviato Gender Project nel gennaio dello scorso anno; l’ho fatto per tanti motivi. Come artista, ai giorni nostri sento la responsabilità di condividere e parlare dei problemi sociali del nostro clima attuale. Credo che la comunicazione faccia a faccia si stia perdendo e la “connessione virtuale” stia occupando sempre più spazio nel mondo reale. Ma il mondo delle emozioni, dei sentimenti e delle parole è un mondo che esiste senza bisogno di schermi. È il 2020 eppure mi sembra stia diventando più difficile esprimersi e parlare liberamente e apertamente di sentimenti ed emozioni. Parlare di salute mentale o sessualità è ancora davvero un tabù? Perché succede ancora, adesso che abbiamo tutti gli strumenti necessari per scoprire noi stessi?

Ecco perché è stato concepito “Gender Project”. Un viaggio di ricerca nelle connessioni umane, ma non solo. Una raccolta di 1000 storie divise in 100 ritratti per 10 capitali mondiali con un unico fine: uguaglianza. Le fotografie sono state catturate durante uno scambio intimo di energia e comunicazione verbale, in cui soggetto e fotografo hanno assunto volontariamente una posizione aperta e vulnerabile l’uno di fronte all’altro per discutere della loro comprensione della fluidità e dell’identità. Il progetto parte dall’etimologia della parola Genere, che è solo vagamente associata al sesso e più ampiamente associata dal latino alla parola “gentilezza”.

Ho deciso di iniziare Gender Project nella città di Londra perché è davvero un magnifico e vibrante parco giochi dove la libertà di esprimerti diversamente è maggiore da qualsiasi altro posto che abbia mai visitato. Ho trovato cosi confidenza in me stessa per ricominciare questo progetto in Italia, a Milano quest’anno.

Ho investito tutta me stessa in questo progetto, vivendo così tante fasi ed emozioni diverse. Tutto il mio tempo, energia, conoscenza, passione e cuore sono stati riversati qui. Ma sono le persone che lo hanno reso possibile, che sono venute incondizionatamente a parlare e condividere, ad aver fatto diventare Gender Project non “soltanto un’altra mostra” ma un appello, una rappresentazione di unità, di connessione ed uguaglianza. Loro hanno fatto e stanno facendo di Gender Project un movimento.

Questo progetto è una catena di iterazioni che mirano a stabilire reti di supporto emotivo attivo e inclusivo. Il progetto rema contro la necessità di classificare e richiede una fluidità più semplice. Segna uno spazio in cui possiamo attingere alla nostra vulnerabilità e incontrare altri in gentilezza.

La categorizzazione di maschi e femmine in ruoli sociali crea un problema perché gli individui sentono di dover essere a un’estremità di uno spettro lineare e devono identificarsi come uomo o donna, piuttosto che essere autorizzati a scegliere dove posizionarsi. A livello globale, le comunità interpretano le differenze biologiche di base per creare un insieme di aspettative sociali che definiscono comportamenti appropriati per uomini e donne e determinano un diverso accesso a diritti, risorse, potere nella società e atteggiamenti nei confronti della salute. Sebbene la natura e il grado specifici di queste differenze variano da una società all’altra, tendono ancora a favorire gli uomini, creando uno squilibrio di potere e di genere nella maggior parte delle società.

In tutto il mondo ci sono diverse norme e credenze basate sul genere, ma non esiste uno standard universale per un ruolo maschile o femminile attraverso tutte le culture. I ruoli sociali di uomini e donne, in relazione l’uno con l’altro, si basano sulle norme culturali di quella società, che portano alla creazione di sistemi di genere. Il sistema di genere è la base di modelli sociali nella maggior parte delle società che includono la separazione dei sessi e il primato delle norme maschili.

Questa raccolta mette in mostra la memoria collettiva come un oggetto in flusso, che dipende dal nostro intervento. I ritratti commemorano una comunità multiculturale e diversificata che esiste in questo momento, ma mettono anche in evidenza l’interdipendenza di ciascun personaggio in modo da creare uno spazio sicuro per questa liminalità, sottolineando anche la necessità di rivisitare continuamente e di osservare la richiesta di identità e rappresentazione.