Fotografie di Nicolas Brunetti

Inshallah è una parola araba che significa “se Dio vorrà”. Manifesta la fede di un credente rispetto alla realizzazione di un avvenimento futuro. Il progetto fotografico racconta delle aspettative, dei desideri e dei sogni di alcuni giovani musulmani residenti nel barrio Principe Alfonso di Ceuta, in Spagna: città di frontiera, con il tasso di disoccupazione più alto d’Europa: si aggira attorno al 30%.

Aissa Rouk El Masoudi (22) è nato in Marocco, ma è cresciuto a Ceuta nel barrio Principe Alfonso. Al tramonto, decide di fare una nuotata rinfrescante per rilassarsi e prendersi un momento per pensare al suo futuro. Aissa studia Ingegneria Informatica all'Università di Granada, a Ceuta, e il suo sogno è progettare un'applicazione per migliorare la vita delle persone.
Vista della "Valla", nome della recinzione che divide Ceuta dal Marocco, ritratta da una delle colline della città. Questa zona è la più colpita dai tentativi dei migranti di attraversare il confine, di notte. Sul lato marocchino c'è un posto di blocco ogni cento metri. Ceuta si trova sul lato destro.
Passaporto di Hadil Ahmed Hossain (22). La scritta del paese, quasi illeggibile e cancellata dal tempo, trasmette la condizione di emarginazione degli abitanti del barrio Principe Alfonso: sono spagnoli ma di cultura musulmana, europei ma su territorio marocchino. La loro identità e il loro senso di appartenenza a una nazione specifica svaniscono, come la scritta sul passaporto.
Aissa Rouk El Masoudi (22), ritratto dopo la preghiera del pomeriggio. Si trova nel soggiorno di casa sua e guarda fuori dalla finestra. Tra i suoi desideri c'è quello di continuare a vivere a Ceuta, anche se attualmente non vede delle reali opportunità per i giovani.
Hassan Ouazzani Touhami Mohamed (19), insieme a un amico, sfida il destino gettando due pezzi di pane in mare. I pezzi di pane che galleggiano sono metafora del corso e delle possibilità della loro vita. Riusciranno a realizzare i loro sogni o dovranno adattarsi alle incerte possibilità offerte da Ceuta? Si avverte un senso di sospensione e i gabbiani, dall’alto, potrebbero attaccare in ogni momento.
Camera da letto di Hadil Ahmed Hossain (22). Il verde è il suo colore preferito. Sulla mensola si susseguono diversi oggetti simbolici che lo identificano: da alcune memorie del passato, a un pallone da calcio, ai trofei vinti sia come calciatore che come allenatore. Il suo sogno è di diventare allenatore di calcio, ma Hadil sa che, per perseguirlo, deve lasciare Ceuta. Spera che la sua città possa presto conoscere uno sviluppo turistico, offrendo così nuove opportunità di lavoro ai suoi abitanti.
Aissa Rouk El Masoudi (22 anni) e il suo amico Imad sono all'interno dell'auto nel parcheggio della Marina, luogo abituale di incontro, nel fine settimana, per i giovani musulmani di Ceuta. I due ragazzi scommettono sulla vittoria di Aissa alla Hackathon - maratona di hacking sullo sviluppo di un software - che si terrà a Ceuta la settimana seguente.
Hassan Ouazzani Touhami Mohamed (19) si riscalda prima di svolgere il suo allenamento quotidiano nella struttura situata accanto alla spiaggia di Fuente Caballo. Il suo desiderio è diventare personal trainer e condurre una vita sana e tranquilla. Vorrebbe continuare a vivere a Ceuta, ma il futuro è ancora imprevedibile.
Camera da letto di Mariam Mohamed Mohamed (20). Gli abitanti del barrio Principe Alfonso sono considerati dagli abitanti di Ceuta, e della Spagna in generale, persone pericolose, povere e dunque disposte a tutto pur di sopravvivere. Fin da giovani sperimentano un sentimento di esclusione sociale. Avere gli stessi giochi e beni materiali degli altri bambini o ragazzi di Ceuta e della Spagna gli permette di colmare il divario con i loro coetanei e di sentirsi meno diversi. Allo stesso modo, da adolescenti acquistano abiti firmati contraffatti, per sperimentare una forma di accettazione dalla società.
  Auto abbandonate, rubate e bruciate nel barrio Principe Alfonso. I giovani usano questo luogo per divertirsi distruggendo le auto, bruciandole o, se necessario, ricavandone i pezzi di ricambio per rivenderli. I muri d'ingresso dividono le emozioni vissute dai giovani: da un lato, i pregiudizi sociali e la mancanza di alternative; dall'altro, i sentimenti di amore e di speranza per un futuro migliore.
Mariam Mohamed Mohamed (20 anni) è seduta fuori dall'aula dove si svolgono gli esami universitari. Sulla parete dietro di lei, una lunga schiera di ritratti di uomini, storici professori universitari, crea un contrasto immediato tra l'autorità maschile e la figura femminile solitaria, in attesa del suo turno all’esame. Mariam vive nella strada più pericolosa del barrio Principe Alfonso, dove avvengono spesso delle sparatorie. Vuole diventare insegnante di inglese. Come gli altri ragazzi, spera di rimanere a Ceuta e costruirsi una famiglia.
Vista del barrio Principe Alfonso, dal parcheggio dell'ospedale di Ceuta. Questo quartiere si trova su una collina vicino al confine con il Marocco e si contraddistingue per le case colorate che evocano le favelas brasiliane.
Ceuta, insieme a Gibilterra, è conosciuta come una delle due Colonne d'Ercole che nell’antichità sancivano i confini del mondo conosciuto e che esprimevano, metaforicamente, i limiti della conoscenza umana. Nel barrio Principe Alfonso un ragazzo su due abbandona la scuola prima di avere completato il percorso di istruzione obbligatoria. Dalla foto si nota l'imponente scultura di Ercole, eroe mitologico che sostiene con forza le due colonne. Ceuta è la città con il più alto tasso di disoccupazione in Europa.
Hassan Ouazzani Touhami Mohamed (19) si riposa sulla spiaggia, dopo l'allenamento nella palestra all'aperto di Fuente Caballo. In passato frequentava persone poco affidabili, ma dopo avere iniziato ad allenarsi in quest’area ha stretto nuovi rapporti d’amicizia e cambiato il suo stile di vita.  Ora, con i soldi risparmiati, si è iscritto e frequenta i corsi di Scienze Motorie e dello Sport all’Università di Granada, con sede a Ceuta.
Vista della "Valla" al tramonto: la recinzione che delimita il confine tra Ceuta e il Marocco nella zona di Benzù. La montagna sullo sfondo è un'icona della penisola, chiamata "Mujer Muerta", per la sua forma che ricorda una donna distesa. Nei giorni di tempesta, quando le pattuglie marocchine non controllano il confine via mare, i migranti tentano la traversata a nuoto e cercano di raggiungere Ceuta, la cosiddetta "Porta d'Europa", per ricevere assistenza e sostegno.