DISTRUGGIMI L’ANIMA

 

Fotografie di Alessandra Del Vecchio

 

Raccontare Roma. Da dove iniziare.

Forse da quella volta che da ragazzina presi per la prima volta un treno con mia sorella da Genova diretto verso questa città che allora mi sembrava magica, ma andrei troppo indietro nel tempo.

Allora potrei cominciare da quando mi ci sono trasferita, nel 2014, e sono stata catapultata in un mondo underground completamente differente da quello che ero abituata a vivere nella mia città. Graffiti, tatuaggi, musica rap, era il mondo che già mi apparteneva, ma non quello romano.

Ho imparato a conoscerlo e a viverlo attraverso una personalità tanto forte quanto distruttiva di un personaggio underground con la U maiuscola. Perché credo che questo aggettivo, o questo sostantivo – dipende dai punti di vista – ti si appiccichi addosso e condizioni ogni singola scelta della tua vita. È facile cadere nel vuoto delle speranze, perché quando si arriva qui si pensa di aver scoperto l’America. È facile accorgersi che, spesso, in questa città, non sei davvero romano se non sali quei tre scalini – come recita il famoso detto in riferimento alla casa di Regina Coeli. E, spesso, questa esclusione è frustrante, ti risucchia l’idea che bisogna aspirare per forza alla considerazione da parte dei gruppi chiusi ed elitari che vivono la realtà di questa città.

Sono nata romana ad Acilia, in una delle periferie più autoghettizzate di Roma, qui ho potuto toccare con mano la malavita, il disagio, la chiusura fisica e mentale dei suoi abitanti, ma ho trovato anche un ambiente familiare, confidenziale, di protezione… nessuno mi poteva toccare o dire niente. E poi dopo 5 lunghissimi anni chiusi in una bolla ho preso il volo, e ho potuto toccare con mano le crew, i gruppi sociali, le fazioni politiche. Ho imparato a conoscere le mille sfaccettature che caratterizzano Roma, che fanno di Roma quello che è oggi, città eterna di effimere meteore, dove chi ha salito quei tre scalini si sente superiore per appartenenza. Ma siamo in un’era dove tutti possono essere famosi, tutti possono essere qualcuno, e per la legge del contrappasso nessuno è famoso, nessuno è davvero qualcuno.

Ormai Roma mi ha risucchiato, non mi resta che costruire l’idea di questa città nella mia mente grazie ai passi che toccano questo suolo, agli odori che la riempiono, alla gente che la vive, faccio finta che non si chiami Roma, faccio finta che sia il mio luogo magico.