Fotografie di Gabriele Puglisi
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Eravamo 68 al bar che volevano cambiare il mondo… di nuovo?
Nei miei vari reportage fra i tanti cortei ho visto sia la rabbia che l’euforia di questi ragazzi che forse credono di fare nuove rivoluzioni, ma analizzando i temi e i modi – superando la semplicità degli slogan – cosa li distingue dai ragazzi di allora? Persino gli stessi termini vengono riciclati (forse per via di Greta) “multinazionali” “patriarcato” etc. Scendono contro chi “ha rubato il futuro” la generazione dei loro genitori (1 o 2) la stessa che però accusava la generazione precedente a sua volta. “Supponiamo una rivoluzione che non voglio, che vuoi tu?” Gli stessi macro argomenti però ci fanno riflettere anche sulla sconfitta dei sessantottini che hanno tagliato i capelli e messo le cravatte, riponendo tra la paccottiglia della soffitta gli lp degli intillimani, le cartine con l’itinerario per Capo nord e le polaroid sbiadite che fanno intravedere le clark sul prato che punge ancor più del maglione e la nostalgia li costringe poi a scrivere sui gruppi di whatsapp “sti giovani che fanno gli scioperi il venerdì!!! Io mio figlio l’ho mandato a scuola, ma vi ricordate ai nostri tempi?!”
Qualcuno direbbe: “ok Boomer” aggiungendo rivoluzionario.