NO OTHER COUNTRY BUT AMERICA

Fotografie di Irene Ferri
Testo di Marta Ciccolari Micaldi

Non esiste nessun altro posto al mondo che abbia in vendita un suo sogno. Non esiste il sogno italiano o quello thailandese o quello cileno: esiste il sogno americano. E basta. È a lui che guardano le aspettative del resto del mondo e anche quelle di chi ha avuto la fortuna di nascerci dentro, è a quel sogno che spesso rispondono gli sguardi e le emozioni di chi per la propria vita desidera realizzazione, entusiasmo, pace, futuro. E chi, peraltro, tutto questo non lo desidera? L’America è la terra promessa del nostro tempo secolare, è la bandiera nelle cui sacre stelle vediamo un cielo di infinite possibilità, nelle cui sacre strisce vediamo strade diritte e un orizzonte sconfinato. Lo vediamo fino a quando, a un certo punto, un punto che non possiamo prevedere né accogliere, non vediamo più niente. E il sogno diventa prima confusione, poi disillusione, infine – se si è abbastanza fortunati da non aver nel frattempo compromesso del tutto l’anima per comprare quel sogno sinistro – distacco. E così, forse, salvezza.

Succede a tutti oggi, in modi e gradi diversi. Soprattutto gradi di sincerità: c’è chi la realtà oltre al sogno si ostina a non volerla vedere mai nonostante ne viva l’irriducibile durezza, c’è chi per quella rivelazione arriva a togliersi la vita. 

"What’s left"
"Mental State" - Una statua di gesso in un paesino sperso della Calabria mostra quanto pervasiva e globalmente condivisa sia la cultura degli Stati Uniti - punto di riferimento per sogni, fantasie e illusioni di migliaia di persone.
"The past and the future" - Quella riflessa nella fotografia è la mia prima casa a Los Angeles, nel campus universitario della UCLA - l’università della California. Quando ripenso a quel periodo della mia vita lo trovo il più bello e “carefree” che abbia mai vissuto. Anche io, come tanti altri studenti arrivati dall’estero, ero arrivata piena di aspettative e speranze. La vita nel campus era magnifica: ero circondata dalle case delle confraternie, e nel nostro appartamento non chiudevamo mai la porta la notte - tanto ci sentivamo sicure.
"The American Loneliness" - Ogni volta che vai in un supermercato statunitense, specialmente in stati come la California, la cassiera ti sorride e ti chiede “How are you doing today?”. L’abitudine di fare “small talk” con sconosciuti è molto diffusa negli USA. Con il tempo, ci si rende conto che questa voglia di connessione superficiale nasconde una delle più grandi “solitudini sistemiche” del mondo: tanti americani vivono un profondo senso di solitudine. Sono realmente - spesso - soli: separati da enormi territori, in macchina nel traffico losnagelino, o incapaci di permettersi di uscire la sera per un appuntamento perché costerebbe 100 dollari a botta.
"Mirage" - Tantissime persone arrivano a Los Angeles piene di speranze. Arrivano dagli stati meno “cool” degli Stati Uniti, ma arrivano anche - ovviamente - dall’estero. In una maniera o nell’altra. Los Angeles si basa su 2 pilastri: l’industria dell’intrattenimento, e l’industria del fitness. Come un potentissimo magnete che promette gloria e arricchimento, attrae, attrae e attrae.

Ferri la sua storia americana di fascinazione e consapevolezza l’ha raccontata attraverso le fotografie di No Other Country but America, un progetto che raccoglie 10 anni di osservazione ed esperienza sul territorio e che ha come titolo proprio la sua urgenza, l’impulso di Irene ad andare negli Stati Uniti perché sarebbe stato impossibile pensare di realizzare il proprio sogno in qualsiasi altro Paese del mondo.

Nel 2013 Ferri si trasferisce a Los Angeles per studiare Cinematografia all’Università. Non ci vuole molto perché quel luna park che è l’America all’inizio di ogni storia – colore, dolcezza, icone, piscine, tramonti, movimento, pattini a rotelle: le prime fotografie di No Other Country but America – diventi qualcos’altro: una mattina scende dall’autobus a una fermata sbagliata e finisce a Skid Row, il lato oscuro della fabbrica dei sogni. Tendopoli, migliaia di persone senzatetto, moltissime in stato di alterazione mentale, sporcizia, violenza, oblio: uno spettacolo che non ha niente di hollywoodiano ma che con Hollywood condivide la stessa madre, come un figlio reietto. Una madre ipocrita di cui Ferri inizia a percepire delle somiglianze anche nei suoi compagni di corso: attori, registi, produttori venuti da tutto il mondo che sognano in grande ma che finiscono poi per consumare le proprie ambizioni nell’illusione, esattamente come le sigarette che spengono con noncuranza nella panna di una torta a una festa qualsiasi.

"Psychic" - Anche questa fotografia è una delle più iconiche tra tutto il mio portfolio. Ci sono particolarmente legata. Rappresenta il sottile velo tra quello che si vede e non si vede degli Stati Uniti, quello che accade sotto la luce del sole e quello che invece succede quando il sole tramonta su Sunset Boulevard e rimangono accese solo le luci al neon.
"Thank you for your service" - Sulla carta, gli statunitensi hanno un enorme rispetto per chi ha servito nell’esercito, nei Marines, nell'aeronautica e nella marina. Il servizio militare è glorificato come un simbolo di patriottismo e sacrificio per la nazione. Nella realtà, al loro rientro molti veterani vengono de facto abbandonati a loro stessi, allo stress post traumatico, alla difficoltà di reintegrazione. Nonostante il rispetto dichiarato superficialmente, c'è un abisso tra l'onore che viene loro attribuito “sulla carta” e il sostegno che gli viene offerto.
"The more time passes, the more things are out of place" - Gli Stati Uniti sono un paese di contraddizioni, di cose strane messe una vicina all’altra che alla fine rimandano esattamente l’immagine della nazione. Qui ero in viaggio in Arizona: sono entrata in una stazione di servizio e la combinazione pescespada gigante + frigo bar con bandiera americana + frigorifero della Coca Cola mi ha fatto sorridere. L’America è anche questo: multinazionali, bandiere piazzate ovunque, lunghi viaggi in macchina (vedi il perché dei frigo bar) e cose assolutamente pacchiane e senza senso.
"For the love of Art" - Tantissimi artisti - cantanti, musicisti, attori, registi - si trasferiscono a Los Angeles perché è uno dei pochi posti dove teoricamente possono concretizzare la loro carriera. De facto, molti si ritrovano a fare i camerieri e faticano ad arrivare fino a mese. Aprono carte di credito che poi faticheranno tutta la vita a ripagare, solo per stare nella città degli angeli e provarci “ancora per un altro mese”. Non so se la persona svenuta sui propri appunti, seduta a questo tavolo di un ristorante, fosse un artista. Ma da quando ho scattato questa foto per me ha sempre simboleggiato il sacrificio che la stragrande maggior parte delle persone fa per vivere a Los Angeles. E che ho dovuto fare anch’io.

Più passa il tempo, meno per Ferri le cose stanno al loro posto, come un immenso pesce spada di plastica arenato sopra i frighi delle bibite. Non è soltanto la convivenza del sogno dorato accanto alla crisi umanitaria di chi vive per strada, ormai per lei per nulla invisibile: è l’ossessione di Los Angeles per il fitness, l’entertainment e poco altro. È la fatica di un lavoro durissimo che viene richiesto a chiunque abiti in città solo per poter vivere in mezzo alle palme e guardarle ogni mattina. È la confusione sinistra di vivere in un posto che non è come dovrebbe.

"Burn baby burn" - Ho scattato questa foto durante Burning Man - un’esperienza di vita nel deserto che si svolge ogni anno nel Nevada, a Black Rock City. Nato con fantastici principi di comunità, autosufficienza, espressione radicale e inclusività, negli anni Burning Man è diventato de facto un ritrovo per persone benestanti, in prevalenza bianche, che possono permettersi il biglietto e tutto quello che comporta arrivare (e sopravvivere) al festival. Questo ha portato a una trasformazione della manifestazione, anche adesso si perde tra campi esclusivi, influencer “in vacanza” e roulotte di lusso.
"We should get out of here" - Dopo aver lasciato Los Angeles ed essere tornata a vivere in Europa, sono tornata molte volte per fare road trip fotografici con i miei amici americani. Una volta io e la mia amica Lexi - una ballerina circense - abbiamo guidato da Los Angeles al Colorado insieme. Passando per lo Utah ricordo che il suo atteggiamento era cambiato - non si sentiva più sicura, aveva difficoltà a stare anche solo dentro ai ristoranti. Come giovane donna nera, aveva e ha ancora troppi sguardi addosso.
"What’s left of California" - In California, il costo della vita negli ultimi anni è diventato quasi proibitivo: prezzi delle case alle stelle, tasse altissime, e un costo medio della vita che continua a salire. È difficile permettersi di vivere con serenità, come forse era un tempo. L’ho provato sulla mia pelle, perché a LA passavo tutto il tempo a lavorare per potermi permettere di guardare le palme a fine giornata. Potevo fare poco altro, era tutto troppo costoso. Negli ultimi anni, sempre più persone hanno lasciato la California per trasferirsi in Texas.
"Unawareness" - Siete mai entrati in un supermercato statunitense? Avete mai mangiato in un ristorante americano? Le porzioni sono quasi sempre raddoppiate rispetto all’Europa. Un nostro Big Mac XXL per l’America è un Happy Meal per bambini. I supermercati scoppiano di roba (soprattutto di carne): quando fai la spesa non puoi non chiederti “Ma chi comprerà tutte queste cose? Ma a chi serve realmente tutto questo cibo?”.

Ferri ha visto quello che spesso non si vuole vedere e, ora che ha visto, non può più non vedere. Ecco perché No Other Country but America inizia a cambiare tono e sguardo dalla fotografia centrale: Psychic è quella persona a cui ci si aggrappa quando non si ha più il controllo sulla propria realtà. Psychic rappresenta il passaggio a un’ombra non necessariamente maligna, ma un’ombra che si deve vedere, in cui bisogna stare, vivere. L’America, allora, agli occhi di Ferri diventa quella terra benedetta da cielo, ville color pastello, motel e palme che alimenta una feroce solitudine e nutre i desideri di molti ma non sa proteggere la dignità di tutti. E che, anzi, molti li manda in uniforme incontro alla morte. Quando Ferri lascia Los Angeles e comincia a visitare il Texas, l’Arizona, i parchi naturali, incontra infatti bandiere, bandiere e bandiere: un patriottismo sfrenato, che da un lato divora le vite dei soldati al fronte e dall’altro confina le persone native in riserve sostenute sì da una natura sublime ma poi, molto più nel concreto, da fatiscenti catene di fast food e neanche un supermercato.

"The country that never sleeps" - Il titolo di questa immagine è ispirato a Las Vegas - che è conosciuta come “la città che non dorme mai”. Anche gli Stati Uniti, se ci pensiamo, in larga scala rappresentano un paese che non finisce mai di produrre, produrre, produrre. E, chiaramente, consumare.
"I can’t keep this secret" - Ho scattato questa coppia di ragazzi ad Austin, in Texas. Nel tempo questa fotografia è diventata una delle mie preferite. Il segreto che si stanno scambiando all’orecchio, così casualmente e intimamente, è per me metafora di un segreto più grande. Un segreto che riguarda tutti gli Stati Uniti, che prima è stato sussurro e adesso è sotto agli occhi di tutti: il sogno americano è crollato.
"Trapped"
"We, the Venice Beach Skaters" - Quando mi sono trasferita in California avevo una certezza: sarei diventata una roller skater. Gli iconici pattinatori di Venice Beach mi hanno accolta veramente con una figlia - dal primo giorno mi hanno invitata a pattinare con loro, a immergermi nella loro cultura, e mi hanno fatto sentire molto meno la nostalgia di casa. Ho continuato a pattinare per 3 anni con loro e torno a trovarli ogni anno che vado a Los Angeles.

Ferri lascia infine Los Angeles e gli Stati Uniti ma, incapace di un definitivo addio, continua a esplorarli da altre prospettive, a guardarli – persino – dalla lontananza delle sue nuove case nel mondo, a cercare di risolvere altrove un conflitto che tuttavia lei stessa coltiva ancora dentro di sé. Perché è questa l’eredità più autentica del sogno americano oggi: a un certo punto smettere di crederci. E tuttavia continuare a riviverlo. No Other Country but America è la migliore rappresentazione visiva contemporanea di ciò che lo scrittore Bret Easton Ellis aveva definito, parlando di Los Angeles e degli Stati Uniti, “luccicante nichilismo”. 

"Flip a coin"
"Flip another coin"
"The afterparty" - Ho scattato questa fotografia durante una festa con i miei amici dell’università. Ad oggi, è ancora una delle fotografie che mi più cara perchè veramente emblematica del mindset hollywoodiano: b eglamorous, look carefree, spegni le tue sigarette dove vuoi - anche su una torta di compleanno. You are a star. You shouldn’t care.
"I’m moving to Slab City"