Fotografie di Claudia De Nicolò

Testo di introduzione di Roberta Gigliotti
Testo di approfondimento finale di Claudia De Nicolò

 

Perimetro ROMA
ISSUE #01

 

C’è un caldo torrido. Camminiamo da quasi tre ore. Eppure questo è il momento che preferisco. Claudia mi porta in giro per i lotti di Garbatella. Incontriamo per lo più bambini. Giocano nei cortili e si nascondono negli androni dei palazzi. Sembra un tuffo nel passato, invece siamo nel 2020. Settembre 2020. Vecchie abitudini sono diventate una necessità. In giro c’è ancora il Covid. Nessuno ha dimenticato il periodo di quarantena e separazione forzata. Quello che però si respira adesso, girando per i lotti, è la voglia di condivisione. Una bambina pattina in una vecchia pista, rimasta abbandonata per anni. Settembre è finito ed il caldo pure. Ore c’è l’obbligo di indossare la mascherina. Sempre. In giro non c’è quasi nessuno tranne che nei cortili. Freddo o caldo, mascherina e non. I bambini sono lì a giocare, insieme. Come forse non succedeva da tantissimo tempo. In questo periodo storico di confusione e abbrutimento sono proprio i più piccoli a donarci un insegnamento. La ricerca del bello è ancora possibile, basta fare un passo indietro e partire dalle piccole cose.

 

 

 

 

Ho voluto raccontare questo periodo di restrizione attraverso immagini che rappresentano la riscoperta di luoghi come questi: i cortili. La Garbatella nasce come quartiere popolare ed io ricordo i pomeriggi a giocare giù in cortile con gli altri bambini delle palazzine del mio lotto. Le biglie, le figurine, le biciclette.. Ho visto il quartiere cambiare e lentamente venire inglobato dal centro della città che si allarga a macchio d’olio. Da anni i cortili sono ormai diventati solo un luogo di passaggio e le piccole comunità che si formava una volta hanno preso nuove abitudini. La pandemia che ci ha colpiti la scorsa primavera ci ha forzatamente costretti dentro casa ma quartieri come questo, formati da lotti e piccole “città giardino” , hanno permesso agli abitanti delle palazzine di riversarsi nei cortili, per “evadere” dalle mura, senza violare alcuna legge; perché i cortili sono di tutti. Così i bambini, pur di uscire, si sono dovuti “arrangiare” e giocare sotto casa, tornando alle origini della vita in comunità e al vero scopo per cui vennero costruite queste strutture. Penso che ci sia molto da riflettere su questa apparente involuzione naturale di una piccola società come quella di un quartiere, e sono quasi sicura che la Terra ci stia chiedendo una pausa e, magari, anche un rewind.