C’È POCO CLIMA?

Fotografie di Carlo Cozzoli

C’è Poco Clima? Un Ragionamento Collettivo sulla Transizione Ecologica

Il 28 gennaio, al Cinemino di Milano, Perimetro con Gabriella Foglio ha organizzato un incontro per esplorare un tema tanto urgente quanto poco raccontato: la transizione ecologica e il suo impatto sul mondo del lavoro e sull’immaginario collettivo. L’evento, moderato da Alberto Accettura di TEDxMilano e realizzato con il supporto di European Climate Foundation, ha riunito esperti della comunicazione visiva per indagare le narrazioni esistenti – e quelle ancora da costruire – intorno alla rivoluzione energetica in corso.

Punto di partenza della serata è stato Mestieri Elettrici, il documentario di Francesco Raganato e prodotto da Perimetro che racconta, attraverso tre storie emblematiche, come il cambiamento climatico e la transizione energetica stiano trasformando il lavoro nei settori chiave dell’economia italiana: agricoltura, industria meccanica ed edilizia. Non semplici esperimenti isolati, ma segnali di un mutamento in atto, ancora privo di un linguaggio adeguato.

Se ne parla molto, ma spesso in modo distorto. Il dibattito pubblico è dominato da narrazioni allarmistiche o tecnicistiche, basate su divieti e restrizioni. Si moltiplicano immagini di catastrofi climatiche, ma mancano rappresentazioni della transizione in atto, delle sue innovazioni e delle opportunità che porta con sé. Eppure, la crisi climatica ha già generato cambiamenti irreversibili e, secondo le ricerche più recenti, è tra le principali preoccupazioni dell’80% della popolazione.

A partire da queste premesse, gli ospiti hanno provato a rispondere a una domanda cruciale: perché la transizione energetica non ha ancora trovato un immaginario efficace? Sul palco si sono alternati professionisti della comunicazione visiva provenienti da diversi ambiti: Sebastiano Leddi ed Emilia Jacobacci di Perimetro, Bruno Oliviero, Alessia Glaviano di PhotoVogue, Andrea Grieco, Davide Monteleone, Agata De Laurentis, Gio Pesce, Stefania Siani.

.

Il confronto ha messo in evidenza un punto chiave: la consapevolezza è l’unico strumento per affrontare il cambiamento climatico. Ma per costruire questa consapevolezza è fondamentale saper raccontare il presente e il futuro senza cadere in schemi retorici ormai logori. Quali immagini possono restituire il senso della trasformazione in corso? Quali storie possono ridurre la distanza tra innovazione e percezione pubblica?

Come previsto, alla fine dell’incontro, più che risposte definitive, sono emerse nuove domande – venti interrogativi che guideranno i prossimi appuntamenti di questo percorso. Perché la transizione ecologica non è solo un fenomeno scientifico o economico: è una questione culturale, e trovare le parole e le immagini per raccontarla è una delle sfide più urgenti del nostro tempo.

In un mondo in cui è in atto una battaglia di immaginari, spesso polarizzanti, come possiamo stimolare nelle comunità urbane visioni di futuri possibili ma, per alcune persone, difficili da immaginare?
– Alessandra Cosso

L’intento di cambiare l’esistente, di contrastare il cambiamento climatico, le diseguaglianze, di democratizzare il welfare e la cultura, sono processi che non possono fare a meno della partecipazione delle comunità.
Basta quindi partecipare per essere comunità che cambia le regole?
– Andrea Grieco

Come proporre una visione desiderabile (smart) della Transizione Energetica?
– Anna Maria Melone

Serve più raccontare l’innovazione (della produzione) o la normalità (del consumo)?
– Bianca Del Balzo

La crisi climatica è una “livella” come direbbe Totò o è un ulteriore motivo di sperequazione economica e sociale?
– Bruno Oliviero

Come è fondamentale parlare di crisi climatica attraverso le sue ricadute sociali, forse si può parlare anche delle soluzioni attraverso le loro, positive, ricadute sociali?
– Caterina Orsenigo

Invece di concentrarsi sulla comunicazione della transizione energetica, forse sarebbe più efficace mostrare ricadute che siano percepite come più impattanti sulla vita delle persone, lasciando che la centralità della componente energetica venga dedotta in un secondo momento. Come potremmo farlo?
– Fabio Deotto

L’esperienza diretta o indiretta di un evento estremo, non è stata ad oggi sufficiente a creare un consenso ampio sull’urgenza della situazione. Senza questo sentimento condiviso, la narrativa non rischia di coinvolgere solo chi è già parte del cambiamento e di alienare chi non pensa che il cambiamento sia necessario?
– Francesco Cara

È ancora possibile parlare di crisi climatica e possibili soluzioni senza parlare di ridistribuzione della ricchezza?
– Gianluca Ruggieri

L’attivista, lo scienziato, il funzionario EU. Quali nuovi personaggi introdurre?
Transizione. Come farne un racconto Italiano, non nord-europeo? Transizione verso cosa?
Obiettivo 2050. Come incentivare una prospettiva di lungo termine?
– Giovanni Pesce

Quanto possiamo fare individualmente e quanto serve sia “obbligato” per fare davvero la differenza?
– Luca Ghilino

Il tema (tabù) del nucleare va ripensato?
– Michele Lupi

Come possiamo utilizzare lo storytelling per trasformare la percezione della transizione energetica da un obbligo normativo a un’opportunità entusiasmante per il progresso sociale ed economico?
– Niccolò Maria Santi

Stante la necessità di una nuova narrazione della transizione energetica, è possibile rendere ecosostenibili anche la sua produzione e la sua fruizione?
– Raffaele Vertaldi

E il paesaggio?
– Stefania Siani