Fotografie di Natascia Aquilano
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Caschetto biondo, rimmel, rossetto fucsia, voce roca dal forte accento romano, mani sporche di grasso con le unghie laccate di smalto. Così si presenta nella sua officina a Roma Giuseppe, un meccanico sui generis. Chiamato Pino dagli amici di vecchia data, Beatrice da tutti gli altri.
Definire Pino-Beatrice non è semplice, “io so io” direbbe, se gli venisse chiesto e in effetti è proprio così. Due in uno o semplicemente uno che fa per due. Un uomo e una donna al contempo, nelle sue scelte e nel suo corpo che si fondono senza mai confondersi, a voler dimostrare che non esiste genere, non esiste necessariamente un’etichetta da attribuire a qualcuno in base al suo orientamento sessuale, a come si veste, al suo lavoro, ai suoi gusti. Beatrice in primis è una persona perdutamente innamorata di un uomo, Pino, di cui ha estremamente bisogno per poter esistere.
Insieme raccontano una storia d’amore e di coraggio: l’amore per la libertà e il coraggio di andare oltre la forma, oltre lo stereotipo, oltre il pregiudizio, dove nulla è giusto o sbagliato, bello o brutto, maschile o femminile.