Fotografie di Luca Secchi
Esiste un sottogenere dell’emo chiamato screamo, o skramz. Richiama l’atto di gridare. Ci sono alcune parole che nel tempo mi sono venute in soccorso per capire cosa altro c’è oltre alle urla: amicizia, sudore, calore. Locali unti e uno zoccolo durissimo di fan. Il palco diventa il limite valicabile. E’ il caos. Sono sempre stato attratto dal caos: quei momenti in cui le persone si lasciano andare e puoi arrivargli a 20 cm dal volto per sparare un flash alla massima potenza senza che dicano a. Una sera di marzo ho imparato che ad un concerto screamo il fotografo si diluisce nel pogo come un’aspirina in un bicchiere d’acqua. In quel groviglio di corpi si genera una tale quantità di espressioni e composizioni che ogni foto era lì davanti a me. Dovevo solo far scattare l’otturatore. Da lì mi proposi di andare a sempre più concerti e sempre più vicino. Ancora non sapevo che quella sarebbe diventata la mia nuova famiglia.