La comunità Sikh di Roma

 

Fotografie di Nicola Delle Donne

La diaspora silenziosa del popolo Sikh ha origine da vari fattori sociali, economici e politici che hanno caratterizzato una lunga fase storica dello Stato del Punjab indiano, la culla del sikhismo. Benché si tratti di una minoranza etnico religiosa poco conosciuta, si stima che i Sikh nel mondo siano circa 25 milioni. A partire dagli anni ‘70, l’Italia è stata una delle principali mete del flusso migratorio. Attualmente in Italia risiede la comunità Sikh più numerosa d’Europa che conta circa 120 mila persone, di cui 40 mila tra Roma e le altre Province del Lazio.

Roma ospita due Gurdwara, situate nei quartieri di Romanina e Massimina. La Gurdwara – la “Porta del Guru” – è la riproduzione in piccolo del Tempio d’Oro di Amritsar, in Punjab. Rappresenta il principale centro di aggregazione spirituale e sociale della comunità. Il langar, la cucina del tempio, è il luogo simbolo dove si mettono in pratica i principi di eguaglianza e condivisione: la mensa sociale è gratuita e aperta a tutti, senza distinzione di genere, età o stato sociale. 

Il forte spirito di appartenenza e di solidarietà ha favorito lo sviluppo di una fitta rete di relazioni transnazionali e la nascita di associazioni comunitarie. 

A Roma operano alcune associazioni che si dedicano alla gestione dei luoghi di culto, all’organizzazione di eventi sacri e culturali e all’assistenza dei membri della comunità. 

I Sikh nel Lazio trovano impiego stagionale principalmente come braccianti agricoli o allevatori di bestiame. Sfruttamento e lavoro nero sono ampiamente diffusi, nonostante l’impegno di sindacati e ONLUS per garantire i principali diritti. Le associazioni svolgono anche un ruolo di intermediazione per il trasferimento dei migranti verso le comunità del Centro-Nord Italia, dove esistono opportunità di lavoro più dignitose e un tenore di vita migliore.