Buongiorno Direttore!
Una rubrica a cura di Mario Zanaria
Intervista di Sebastiano Leddi
Fotografie di Mario Zanaria
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Quando e dove è iniziata la tua passione per la stampa?
Da ragazzo. Leggevo Panorama, L’Espresso e L’Europeo (e Diabolik). Mi piaceva l’idea di raccontare, di trasmettere, di condividere. Ho realizzato che potevo farlo quando, per caso, mi hanno proposto di entrare a L’Uomo Vogue come assistente di redazione.
Cosa significa tenere viva una rivista cartacea?
Significa non accontentarsi mai e seguire l’istinto. Quando arrivano delle intuizioni devi ascoltarle senza farti tante domande, anche quando sembrano insensate: se ti hanno raggiunto c’è sempre una ragione.
Come percepite nuovi progetti editoriali, nati e pensati per internet?
Immagino che la differenza sia nella struttura del sito, ovviamente nei contenuti ma anche nella intuibilità della navigazione: alcuni fanno perdere la concentrazione (e la pazienza). Me se sono realizzati bene no, non sento la mancanza della versione cartacea.
Il servizio più entusiasmante che ricordi di aver visto nascere e quello che vorresti dimenticare.
Una sola risposta che vale per entrambe le domande: 60 pagine per L’Uomo Vogue, un monografico su Hollywood.
Quali sono le principali difficoltà che l’editoria sta affrontando oggi, soprattutto per riviste come Style Magazine?
Il costo della carta.
Come riesci a bilanciare la missione editoriale con la necessità di attrarre inserzionisti e sponsor?
Le persone che decidono le pianificazioni non sono solo addetti ai lavori. Prima di tutto sono lettori e lettrici: se il giornale che fai è interessante per loro, sarà attraente anche per il target che rappresentano, e quindi ci investono.
Pensi che una rivista come Style Magazine possa influenzare la percezione del lifestyle e delle tendenze nella società contemporanea?
Credo che Style Magazine possa ispirare e di conseguenza sì, anche influenzare. Ma soprattutto informare.
Parlando di gusti personali, a te cosa piace leggere?
Ho riscoperto i libri.
Qual è il ruolo della fotografia in una rivista come Style Magazine e come cambia il linguaggio visivo nel mondo editoriale?
La qualità dei servizi fotografici è alla base del mio lavoro. L’espressione fotografica in parte è mutata: ci sono testate che hanno cercato di imitare Instagram, abbassando notevolmente il livello dell’arte della fotografia.
Come vedi il cambiamento delle abitudini dei lettori? Che impatto ha avuto il digitale sulla lettura e sul consumo di riviste?
I quotidiani li leggo online, le riviste di immagine no. Ma io non faccio testo. Però nascono continuamente nuove riviste cartacee: qualcosa vorrà dire.
La buona ragione per cui rifaresti questo lavoro (lo rifaresti?)
Forse preferirei portare a termine gli studi di medicina per specializzarmi in psichiatria; ma a pensarci bene con questa professione sono comunque diventato uno psichiatra. Quindi sì, lo rifarei.