Fotografie di Gianluca Rossetti
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Non lontano dalle vie turistiche del centro di Ushuaia, nel quartiere chiamato “El Escondido”, migliaia di famiglie hanno trovato rifugio in mezzo agli alberi. Tra gli anni 2001 e 2010 argentini e persone provenienti da altri stati dell’America latina, giunsero nella città di Ushuaia attratti dalla promessa di un lavoro sicuro. Dopo la grave crisi argentina del 2001 e vari scossoni di assestamento successivi, il governo centrale di Buenos Aires, allora sotto la guida dei Kirchner, cercò di far ripartire in maniera decisa l’economia con una legge del novembre 2009 che riconosceva alla regione della Terra del Fuoco un regime fiscale speciale. Già dal 1972 l’area godeva di trattamenti particolari, che furono istituiti all’epoca per far popolare questa zona così remota e lontana da tutto. Lo scopo della legge del 2009 fu quello di attrarre nuove imprese, per creare un polo industriale e far nascere così un nuovo tipo di occupazione che prima di allora si componeva principalmente di lavori informali, in nero o nell’edilizia (costruzione di strutture turistiche di lusso, ecc.). Fu una mossa efficace che richiamò l’ennesimo esodo di persone in cerca di futuro. Ma che fece aumentare ulteriormente la popolazione di Ushuaia, portando la sua crescita demografica nell’arco di un decennio a quasi più del 40%. Arrivati in città, tanti trovarono impiego e quelli che non ci riuscirono subito cercarono di arrangiarsi e sistemarsi come poterono. Ben presto, però, dovettero fare i conti con un alto costo della vita rispetto ai loro luoghi di origine e con una limitata disponibilità di alloggi popolari. Si creò allora una situazione molto difficile, dove riuscire a trovare una soluzione al problema abitativo divenne praticamente impossibile. Lo stesso governo locale non era in grado di uscire da questo impasse. E fu così che, per fronteggiare l’emergenza, i nuovi abitanti-operai ebbero l’idea di auto-costruire le proprie case. Abusivamente. Nel 2005, partendo da una trentina di famiglie, ebbe inizio quello che sarebbe divenuto il futuro barrio El Escondido (quartiere nascosto), uno dei tanti insediamenti informali sorti intorno all’area urbana di Ushuaia. Il problema di dove poter costruire in una città così densamente popolata, stretta tra il Canale di Beagle e i monti Martial, fu risolto decidendo di farlo all’interno del bosco di faggi che cinge la città. Bosco che, come tutta la zona, ricade all’interno del Parco Nazionale della Terra del Fuoco. La logica messa in atto fu che sarebbe bastato abbattere alberi per ricavare spazio e materiale da costruzione per la propria abitazione, ma al tempo stesso, essendo un’operazione illegale, sarebbero rimasti nascosti (da qui il nome del barrio) agli occhi della città e delle autorità. Almeno per un po’. Oggi sono migliaia gli alberi abbattuti, così come le famiglie che ci vivono e, ironia della sorte, è diventato il’insediamneto più visibile dalla città. Diverse associazioni civili e ambientaliste, di fronte a questo scempio, hanno protestato fin da subito, definendo i suoi abitanti “usurpatori” e, nonostante gli sforzi fatti dal governo locale per contenere il fenomeno, la zona ha continuato ad allargarsi senza nessun tipo di pianificazione urbana, sociale ed ambientale, assumendo via via altri nomi: El Mirador, El Obrero Esperanza, ecc. Nel polo tecnologico, voluto dal Governo, non si produce nulla, ma si assembla solamente. Aziende come Motorola, Hewlett Packard, Samsung, Blackberry, Philips, Panasonic, Nokia, Huawei, sono accorse fin quaggiù, sedotte da un regime fiscale talmente agevolato (no tasse import/export, no iva), da far risultare comunque molto conveniente spedire fino alla Fine del Mondo i loro componenti per essere poi assemblati e rispediti in ogni angolo del pianeta. Dati attuali dicono che circa il 60% delle persone di El Escondido, che qualcuno chiama anche “i figli delle fabbriche”, non viva in un’abitazione adeguata. Nel quartiere non c’è acqua corrente, rete elettrica o fognaria ed il gas viene distribuito all’interno di bombole. Il riscaldamento di cui possono disporre è assolutamente inadeguato alle temperature di queste latitudini. Basti pensare che l’Antartide dista solo poche centinaia di chilometri. Inoltre la zona non è sicura e, a causa della deforestazione, vi è un rischio aumentato di frane e valanghe. Lo sviluppo industriale in questa terra di così rara bellezza insieme al problema dell’emergenza abitativa, hanno letteralmente stravolto il paesaggio. E in tutto questo non è stata ancora trovata una risposta adeguata al problema abitativo che più in generale affligge da decenni tutta la provincia della Terra del Fuoco, dove circa il 46% dei suoi 150.000 abitanti vive in abitazioni come quelle di El Escondido.