Fotografie di Marina Caneve
Nell’ambito del Public Program di Milano Urban Center promosso da Triennale e dal Comune di Milano, la prima storia che vi presentiamo è “Città e Grandi Eventi”, realizzato da Marina Caneve.
Nella mia pratica mi interrogo spesso su come la memoria storica possa, attraverso una reinterpretazione, divenire veicolo di riflessioni sul futuro. Non ci sono regole fisse, se non una combinazione tra osservazione diretta e ricerca.
Penso alla prima volta che ho visto l’Atomium di Bruxelles, progettato dall’architetto André Waterkeyn nel 1958 per la prima Esposizione universale organizzata dopo la seconda guerra mondiale. L’Atomium, che sarebbe dovuto essere provvisorio e durare solo sei mesi, ma che, a tutti gli effetti, è diventato nei decenni uno dei monumenti più importanti del Belgio.
Ora i giochi olimpici Milano-Cortina 2026 necessariamente si insinueranno nel filone che vede alcune opere trasformare le città, altre dissolversi nella propria natura effimera.
L’Acquario Civico del Sempione, per esempio, è l’unica delle 225 costruzioni realizzate per l’Esposizione Universale del 1906, a non essere stata demolita, ma anzi ad essere diventata un punto di riferimento per la città.
Le Triennali che hanno avuto luogo dalla V edizione nel 1933 alla XXI nel 2016 a Milano, hanno anche esse lasciato importanti testimonianze del loro passaggio nell’area del Parco del Sempione. Lasciti che a tutti gli effetti sono diventati opere di uso quotidiano restituite alla collettività. Opere di cui i cittadini si sono riappropriati celebrandone la porosità.
Il teatro continuo di Burri, teatro di lotte di boxe amatoriali nei pomeriggi di ottobre, passeggiate o danze di ballerini desiderosi di sperimentare e mostrarsi; il Teatro che nell’asse con la Torre Filarete ha visto sorgere e dissolversi l’Expo Gate progettato da SSA – Scandurra Studio Architettura (2015). Architetture mutaformi, come la Biblioteca del Sempione progettata da Ico Parisi come “ padiglione di soggiorno” (1954) o l’antecedente Arena dedicata oggi all’atletica, ma inizialmente progettata dall’architetto Luigi Canonica come Anfiteatro (1807) dedicato agli spettacoli, le feste e le celebrazioni.
Ho scelto di lavorare nel Parco Sempione come luogo che tiene insieme non solo cultura, tecnologia e sport, ma anche e soprattutto la collettività, dove il senso e il significato dei monumenti (e per estensione dei lasciti-monumenti generati dai grandi eventi) non dipendono dalla loro destinazione originaria, ma siamo piuttosto noi, soggetti moderni, che li attribuiamo ad essi. (Alois Riegl, 1903, in Le culte moderne des monuments, Éditions Allia 2016).
Mappare e osservare i lasciti dei grandi eventi in un luogo circoscritto come il Parco e racchiuso da una recinzione (1996) non può lasciarci indifferenti rispetto alla progettazione futura e ad un pensiero sostenibile nella progettazione.
Come la progettazione del Villaggio Olimpico trasformerà lo scalo di Porta Romana? Quali lasciti lo sport e la sua organizzazione saranno in grado di ritornare alla collettività? In atre parole il modello sarà il Trampolino Italia (Cortina d’Ampezzo, 1956) o l’Atomium di Bruxelles?